martedì 8 marzo 2016

a volte (diciamo pure sempre) ritornano

circa 820 giorni che non scrivo più qui.
a dire il vero che non scrivo più, in generale, se non qualche volta la lista della spesa o l'appuntamento dal medico sull'agenda.
oggi ritorno a farlo come sempre più per esigenza che per piacere, solo per raccogliere lo strabordare dei pensieri che non ci stanno tutti nella testa.
torno a scrivere dopo due annie mezzo e stupidamente mi stupisco che a tormentarmi siano gli stessi "demoni" di allora, come se non avessi ancora capito che in fondo noi esseri umani ci spezziamo sempre negli stessi punti.
come ad illudermi che si può cambiare la propria natura, basta solo impegnarsi.
no, non basta solo impegnarsi e no, non si può cambiare quello che siamo.
si può solo conoscersi meglio e gestire meglio le rotture, che avvengono sempre lì in quel punto in cui siamo più fragili, più deboli, più umani.
si può solo avere pronto il cerotto e il disinfettante per aggiustarsi un po' la ferita e si può avere poi più pazienza nell'aspettare che il tempo la guarisca.
a ciascuno il suo punto di rottura: per ciascuno diverso e per alcuni uguale, che siamo sì individui indipendenti ma siamo anche tanto simili nella nostra natura di umani.
io mi spezzo sempre sulla faccenda del super io.
quella storia che mi ammorba da quando ero piccola piccolissima per cui devo essere sempre la più brava di tutti, in tutto. sennò non sono nessuno, sennò non ho valore.
o SuperYle o niente, eccolo qui il buco nero della mia felicità.
sono capace di gioire ed esultare sinceramente di tutti i successi e i traguardi altrui ma sono pressochè incapace di gioire dei miei.
perennemente insoddisfatta di me, delle mie capacità e del mio essere "normale".
bravina in tutto, sembra, ma bravissima in niente. curiosa e appassionata di tutto e incapace di eccellere in qualcosa.
e io lo so che non c'è niente di male ad essere normali, il mio cervello lo sa, ma il mio cuore resta inquieto, alla ricerca di quella perfezione inesistente che è la mia chimera da sempre.
so che ci sono altri "malati" in giro come me e vorrei tanto sapere come fanno, loro, quando arriva il fantasma della frustrazione, come lo cacciano, come fanno a non morire di paura.
vorrei sapere come si fa ad essere felici anche di quel poco che si è.
come funziona quella storia del "chi si accontenta gode"?
che io non ho mai imparato.

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