mercoledì 11 aprile 2012

che rumore fa la felicità (cit.)



Oggi camminavo per strada e su un piccolo pezzo di marciapiede riasfaltato da poco sono stata rapita dal rumore (delizioso) delle suole di gomma sulla brecciolina appena posata che scricchiolava con quel rumore tondo e morbido di un biscotto sbriciolato.
Così per sinestesia mi è tornato in mente il profumo del mare e l'immagine di quella spiaggia dove molte volte mi sono fermata la sera ad ascoltare i ciottoli fare lo stesso suono rotolando gli uni sugli altri spinti dalla risacca.
Quanto poco ci soffermiamo sui suoni, soprattutto quelli a noi più familiari...come fossero accessori.
Solamente ora che vivo da sola e gli unici "rumori" della mia casa provengono da me e dai due baffuti, mi accorgo di quanti suoni sono scomparsi dalla mia vita, lasciando un silenzio che grida la loro assenza.
Spesso sono la prima a non ascoltare la voce delle cose intorno a me, preferendogli della musica alta nelle cuffie, ma se ci penso con attenzione ho mille suoni a cui forse per abitudine, non riuscirei a rinunciare.
Il rumore sordo degli autobus che scivolano ad intervalli regolari sull'asfalto liscio della mia via, i passi ciondolanti di Mitzi sul pianerottolo quando rientra dopo la passeggiata serale con la sua padroncina, le fusa diverse dei miei due mici, il ticchettio appena percepibile dell'orologio da muro che diventa insopportabile nelle notti di insonnia.
E poi ci sono i rumori delle persone, quella risata tipica, quel modo particolare di schiarirsi la voce, il rumore di quel passo che è unico e riconoscibile...
Ci sono suoni poliedrici come quello della pioggia, percussionista della natura che cambia di timbro in ogni dove si decida a cadere...la pioggia sulle tegole di un tetto in campagna che risuona come una grancassa o la pioggia sottile che frusta l'erba con quel fruscio che accompagna l'odore di terra bagnata e di nostalgia, o per chi ha mai avuto la fortuna di fermarsi ad ascoltarlo, il suono della la pioggia sulla spiaggia che è un mix incredibile di sabbia che ovatta e di tintinnii acuti di acqua che cade su altra acqua e mi ricorda il suono del triangolo che alle elementari tutti volevamo suonare (che il tamburello suonalo tu che a me non piace).
Ogni cosa ha una sua "voce" con cui ci parla di sé, con la quale si colloca nella nostra memoria e nella nostra storia.
Non è mai la stessa voce per tutti, ma è solo quella che noi siamo predisposti a sentire, quella che sappiamo ascoltare. Come esiste "l'orecchio musicale" esiste anche un orecchio per la vita, ognuno ha la sua sensibilità in questo.
Ci sono situazioni che urlano e oggetti che sussurrano, luoghi che fanno caciara e persone che stanno in silenzio...e il silenzio è il suono più forte che si possa ascoltare.
Per questo solo in pochi lo sanno sostenere e i più si insinuano con parole per occuparne lo spazio, come se il silenzio non ne occupasse in abbondanza. Certi silenzi sono talmente pieni a volte che è difficile contenerli, che dilagano ammutolendo tutti, lasciando le parole smorzarsi in punta di lingua e i pensieri vagare sospesi senza espressione.
Ma il suono che rimane per me sempre il più affascinante è quello del cuore...sentito per la prima volta attraverso un ecografo o tutte le sere poggiando l'orecchio sul petto della persona che ci dorme affianco.
Il nostro non lo sentiamo quasi mai, udirne la voce non è facile come avvertirne il battito.
Io ho il mio piccolo segreto quando voglio sentire il mio motorino nascosto...vado in piscina o meglio ancora al mare e comincio a nuotare per scaldarlo un po'... poi mi fermo, svuoto l'aria dai polmoni e mi lascio scivolare sul fondo, così a poco a poco il fruscio dell'acqua lascia spazio al battito sordo...tum-tum, tum-tum, tum-tum.è tutto lì mi dico, tutte le voci del mondo sono racchiuse in quel suono sommerso nel petto, in quel piccolissimo strumento che ci fa sentire la vita non solo con le orecchie.



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