mercoledì 17 ottobre 2012

L'incontenibile felicità dell'essere

La felicità.

Quella sensazione che ti fa dimenticare ogni bisogno, anche primario.
Non hai bisogno di mangiare-bere-dormire-respirare, hai già TUTTO.
Sei piena di un'energia vitale e buona che pare inesauribile e incontenibile.

Il mondo potrebbe crollare e tu saresti pronta ad affrontare la cosa con un sorriso stampato in faccia.
Che sei così piena di gioia che vorresti regalarne un po' a tutti e la vita appare così bella che non riesci a sostenere sguardi crucciati e facce meste.
Se fuori piove è proprio una meraviglia, perchè puoi usare l'ombrello colorato e mettere le galosce come quando eri piccola, e se invece c'è il sole è comunque una meraviglia perchè puoi non mettere il cappello e tagliare per il parco prima di tornare a casa.

La felicità, alla fine uno stato di beatitudine dei sensi. Un virus forse...da cui alcuni si lasciano contagiare rispondendo al sorriso per strada o in metro, e altri rifuggono come la peste un po' per invidia un po' per dispetto.
Che alla radio mandano sempre la tua canzone preferita perché in questo stato mentale "tutte sono le tue preferite" (cit.) e il mondo magari non ti sorride, ma tanto sorridi tu per tutti e due.
Poi la sera tocca mettere il concentrato antirughe sulle due "parentesi tonde" che si sono scritte sulla pelle accanto alla bocca...ma anche questo aumenta l'allegria.

La felicità che tutti cercano, che anche io ho atteso per tanto tempo.
Adesso me la porto a spasso per la mia vita.
So che se ne andrà, migrerà per toccare le vite di tutti, almeno per un po'.
E' giusto così, bisogna essere realisti e generosi, tutti hanno diritto ai loro momenti di incontenibile felicità dell'essere.

Io adesso mi godo il mio, chi vuole essere contagiato si faccia avanti, ce n'è per tutti!

giovedì 11 ottobre 2012

Persi di (s)vista



"Credo abbiam perso la testa
o soltanto perso di vista le cose più vere nel mare in tempesta
e forse non basta" (cit.)

così cantava Raf quando ero poco più che ragazzina, e oggi penso che c'ha spesso raggione (si con due g).
succede anche a me, succede che manco da qui da 3 mesi perchè mi sono "persa di vista" o forse ho avuto una svista e mi sono scappata.
semplicemente non ho avuto più tempo per ascoltarmi, per dare tempo ai pensieri di folrmularsi completamente, di trovere per sé le parole più adatte.
così quando oggi ho sentito la mia voce parlarmi sono tornata di corsa, per fissare un pensiero.
il pensiero delle cose che ho dimenticato, accantonato, trascurato e che oggi mi mancano, e che ho voglia di riavere, rivivere, riascoltare.

la prima fra queste ha stupito anche me, che mai lo avrei detto prima.
è troppo tempo che non corro. e mi manca.
mi manca il freddo appena uscita di casa e il sudore e la fatica del percorso e la soddisfazione dell'arrivo.

è troppo tempo che non cucino.
mi arrabatto con piatti freddi e paste veloci che non mi danno tempo di gustare gli ingredienti, i profumi, i dosaggi.

è troppo tempo che non leggo un bel libro, mollemente sdraiata sul letto, dimentica del mondo esterno.

è troppo tempo che non passo una serata con gli amici, bevendo birra e parlando di cose anche banali ma che fanno ridere e tornare tardi la sera assonnata ma contenta.

è troppo che non mi gongolo nella mia micro casa, oziando, riordinando, oziando ancora, con nulla da fare se non stare con me stessa e i miei gatti, che la noia ormai mi è diventata un lusso che non conosco.

è troppo tempo che non mi dedico alla mia fantasia, lavorando a maglia o disegnando, tingendo, dando vita con le mie mani alle idee (talvolta balzane) che mi passano per la testa.

che la vita alle volte mi travolge con un a forza che mi lascia impietrita e anzichè farmi trasportare succede che mi faccio calpestare, perdendo punti di riferimento e radici, dimenticando dove stavo andando ma talvolta anche chi sono e da dove vengo.

è per questo che adesso penso che mi fermerò un po'.
farò un po' di bozzolo attorno a me, per ripararmi dalle correnti, per ripristinare quel senso di me che ho per un attimo smarrito.
scendo un momento dalla giostra e ci risalgo al prossimo giro.
come quando da bambina giocando a nascondino o a palla avvelenata si aveva bisogno di fermarsi un attimo a riprender fiato...

com'era la parola?!?
ah, sì!
ARIMO


giovedì 5 luglio 2012

è per te la chiave dei segreti (cit.)



I miei segreti gridano forte. | Non ho bisogno di lingua. | Il mio cuore tiene casa aperta, | Le mie porte sono spalancate
. (Theodore Roethke)

Tutti mi dicono che le cose preziose vanno protette, messe al riparo da occhi indiscreti, tenute nascoste per evitare pericoli e minacce. Così, quanto di più bello e importante abbiamo, può diventare un segreto.
E a me i segreti stanno stretti.
Si accompagnano troppo spesso a bugie e omissioni, escludono molti e danno, a pochi, tanto potere.

Conosco il rischio di essere manifesta in tutto ciò che sono, carne viva esposta a chiunque voglia farmi una carezza o colpirmi, ma è un prezzo accettabile per la libertà che ne deriva.
Conosco il mio bisogno, fremente e vitale, di irradiare tutto intorno a me sentimenti e sensazioni, parole e sogni.

Così oggi è arrivato il giorno, quello giusto per aprire porte, per lasciare entrare luce e vento, per lasciar passare attraverso di me tutta questa emozione, perchè contagi la mia vita e le persone che mi stanno accanto, perchè possa portare un po' del bene che ho dentro anche fuori di me.

Perchè hai trovato la chiave per accedere alla mia anima e fondertici dentro, mescolando il tuo indaco con i miei mille colori a formare il più bell'arcobaleno possibile.
Perchè la verità è intessuta nelle nostre parole e le protegge dal silenzio.
Perchè ad oggi per noi ci sono solo sorrisi, larghi, aperti e pieni di tutto quello che non si può esprimere a voce, pieni di quei sogni che sappiamo solo noi, colorati e leggeri.
Perchè non vi è nube nel mio cielo, ma solo spazio azzurro da esplorare, uno spazio che "altro che 400 tubetti" ;-)
Perchè mi va di correre e di nuotare e di ballare a perdifiato, di cantare fino a perdere la voce che tanto per farmi capire da te, non ne ho bisogno...
Perchè sei colla per ricostruire quanto di me si è infranto lungo la strada per arrivare fino a qui.
Perchè sai essere il giullare del mio cuore senza dimenticare mai di esserne anche il piccolo principe, custode amorevole.
Perchè adesso ho un prato fiorito di speranze su cui camminare, a piedi nudi, per percepirne la morbidezza.

Perchè avevo un posto "solo mio" dove ogni tanto andavo a rifugiarmi chiudendo a chiave la porta per lasciare tutto e tutti fuori da me...e mi ha colto un gioioso sgomento nello scoprire che senza accorgermene, in punta di piedi, sei entrato anche lì <3



martedì 19 giugno 2012

La promessa


Domani sarà il vostro giorno.
Sarà "quel" giorno speciale che vi vedrà schiudere gli occhi bellissimi ed emozionati, e che vi vedrà richiuderli la sera per una notte piena di nuovi sogni.
Sarà il giorno di un desiderio avverato e sarà magico condividerlo con voi.
Sarete fra le persone che vi amano, per raccontare il vostro amore grande, promettendo che sarà per sempre e rendendoci tutti testimoni commossi ed entusiasti.
Sposa sarai bella come mai ti sei vista prima, avrai nello sguardo quell'emozione e quel mistero che lo hanno stregato fin da subito e gli occhi del tuo innamorato brilleranno solo per te con una luce più intensa in questo giorno speciale, per ricordarti che sì, sei l'unica al mondo che vorrebbe accanto.
Quasi lo vedo lui aspettarti all'altare con quel sorriso aperto che è la sua meravigliosa essenza, e nel cuore il tumulto di emozioni nel realizzare che sei la sua compagna e che vorresti essere per lui solo per il resto della vita.
Domani sarà un giorno coraggioso, di due cuori che vogliono crederci, che hanno la forza e l'entusiasmo di scommettere sul loro amore.
Io punto su di vo ragazzi, su quanto di bello del vostro sentimento siete riusciti a spandere sulle persone che vi sono vicine, che è un raggio di luce che scalda nel profondo dell'anima.
Domani è il vostro giorno, ma anche il mio, per farvi gli auguri più veri di una giornata meravigliosa e di una vita ancora più sorprendente.
Una vita in cui quello di domani sia solo il primo dei desideri avverati e dove ad ogni bivio della vita possiate ritrovarvi a scegliere la stessa direzione in cui camminare, magari decidendo insieme di aprire un nuovo sentiero nel mezzo di due già battuti.
Che la fortuna assista la vostra audacia e che in battaglia il sole vi sia sempre alle spalle!
Io faccio il tifo per voi ;-)


martedì 5 giugno 2012

ode to my family



Sarà che la presenza del Papa a Milano mi ha influenzato, ma è un po' di giorni che ho un pensiero fisso sulla famiglia...peccato che non sia proprio proprio quella che il Pastore tedesco intende ;-)

La mia famiglia in questi ultimi mesi è cresciuta infatti a dismisura senza contare alcuna nascita.
Sono semplicemente entrate a far parte della mia vita delle persone che per una magica alchimia mi si sono attaccate all'anima come tanti colorati francobolli.
Persone che non hanno nel sangue niente di mio, ma che riescono a darmi un'affetto che a volte neache un fratello.
Che riescono a farmi "sentir parte" dei loro momenti, del loro vivere, passandomi energie vitali e buone.
Ed è di loro e per loro che oggi voglio "parlare" con questo post, un po' per gratitudine verso la vita che me li ha fatti incrociare, un po' per provare a ricambiare qualcuna delle belle sensazioni che mi danno.

Non è da tutti aprirsi agli altri per quelli che si è realmente, e lo so bene io che pago conti salatissimi ogni giorno per farlo. Non è da tutti accogliermi con un sorriso con tutti gli spigoli di cui sono fatta, eppure la mia famiglia allargata lo fa.

Mi sento ben voluta e mi fa bene, credo che a lungo mi renda persino una persona migliore.
Non importa il tempo trascorso insieme, quello che conta è la qualità di questo scorrere che non si ferma mai.
Conta la capacità di acoltarsi davvero, di guardare oltre l'apparenza e lasciarsi contaminare dall'altro, dalle sue idee, dal suo modo di vedere le cose.
Conta la spontaneità con cui si riesce a parlare del senso dell'essere qui a popolare questo mondo, di cosa si può fare per starci meglio, di come si può ridere di tutto e sognare a colori anche nei momenti grigi.

La mia famiglia è elastica e aperta, la mia famiglia è unica nel suo genere, la mia famiglia mi vuole bene e io gliene voglio dippiù!!!



giovedì 31 maggio 2012

e poi wow!


Ci sono tempi di silenzio da rispettare, che non puoi sempre scrivere così senza pensarci.
In questi silenzi nascono idee e pensieri che non hanno parole adeguate con cui vestirsi in pochi giorni, vanno cresciuti ed educati prima di poterli presentare.
E' così che ho vissuto in questo ultimo mese di "silenzio stampa", seminando idee e pensieri, selezionando i migliori, valutandone il peso e la qualità.
Ma poi la vita è una giostra che gira per conto suo, ti assorbe e ti anestetizza i sensi con la quotidianità finchè non aspetti più niente, nulla sembra più degno di essere fissato in un luogo, che sia il blog o un tovagliolo di carta in un bar.
E poi WOW! arriva quello che non pensavi, che non aspettavi e che neanche più speravi.
Un'esplosione di energia, una scarica di adrenalina, quel calore che cresce sul fondo della pancia e che sale ad alzare gli angoli della bocca verso l'alto in un sorriso ebete che non sai controllare.
La tua sorpresa è lì tutta per te con il suo sapore nuovo, il suo profumo di torta appena sfornata.
Scintillante nella sua corazza di mistero, impacchettata dalla tua stessa curiosità, portata in palmo di mano dal bisogno di sentirti davvero destinatario di cotanta fortuna.
Non importa quanto durerà, potrebbe essere un bel fiore che appassisce in 2 giorni, come una pianta da coltivare negli anni, la gioia che hai provato nel riceverla basta a sé stessa.
Mi ci gongolo felice come una bambina la notte di Natale, che alla fine non costa nulla credere a un Nonno vestito di rosso su una slitta volante trainata da renne, anzi, rende il tutto molto più affascinante!
Non ho paura di scartare il mio pacchetto, nulla può deludermi perchè nulla aspettavo; questa è la forza incredibile delle sorprese: che ti spiazzano e non hai il tempo di formulare una strategia per affrontarle, ti destabilizzano il pensiero e spezzano equilibri che sembravano irremovibili dandoti l'opportunità di guardare le cose da un altra prospettiva.
Così sono qui stesa sul pavimento della mia stanza a rimirare il mio regalo, play-pause-rewind-play in loop nella mia testa, e sorrido, e non ho sonno, e ascolto il mio cuore battere allegro con la musica altissima nelle cuffie e un sacco di colori nella testa.
Chiedetemi se sono felice, stasera forse potrei dire di sì  ^_^





giovedì 3 maggio 2012

nuda e cruda


Perchè è notte e certe cose si dicono solo al buio, perchè ci sono delle sere che, ad avercela, anche la palla otto non avrebbe una risposta adatta, perchè qualche volta capita così all'improvviso e non ci puoi fare niente.
Ci sono dei momenti che neanche tu sai come, ma ti ritrovi nuda. Nuda davanti ai tuoi stessi occhi che stentano a riconoscerti.
Succede quando qualcuno, spesso che conosci appena o meglio ancora che non conosci affatto ti dice delle cose che altri non, strappandoti via in un sol colpo i vestiti nei quali ti nascondi, protezioni costruite nel tempo e sicurezza posticcia.
E ti scopri all'improvviso così nuda che nessun posto è abbastanza riparato per nascondersi, nessuna scusa può giustificarti e nessuna bugia è abbastanza credibile. Perchè certe cose le sai anche tu, ma non riesci a raccontartele perchè ci sei dentro, e non vorresti altro che lasciartele anni luce alle spalle.
Non basta sapere chi sei per non essere schiava di te stessa. Puoi solo avere il lusso di riconoscere le trappole in cui continui ad incappare, e guardarti correre (non certo senza un po' di pena) come un criceto nella tua ruota.
Perchè alla fine va così, si è più spesso quello che gli altri ci chiedono d'essere di quanto non si sappia essere se stessi al netto di tutto.
So bene come sono fatta, conosco ogni pensiero, ogni gesto o reazione di me, spesso posso prevedere anche i miei sentimenti, eppure questo non basta a sapermi gestire. Ci sono tutti quei detestabili istinti azione/reazione, tutte quelle abitudini mentali dure a morire che interferiscono continuamente.
E quando me lo dicono gli altri come sono fatta, e ci azzeccano, fa male e fa bene.
Perchè è vero che sono ingombrante, lo so...faccio mille cose e ne dico di più, e mangio spazio perchè ho paura di non averne abbastanza, soffoco gli altri senza accorgermene solo perchè ho bisogno di non sentirmi al margine delle cose, come se il margine fosse il luogo della dimenticanza, il luogo dove si mettono le cose e le persone banali. E io muoio di paura, paura di non esserci, di non essere abbastanza importante, abbastanza interessante...così poi alla fine lo sono troppo.
Ed è vero anche che sono troppo difesa, troppo arroccata, che gioco sempre in difesa e per questo spesso mi perdo la spontaneità delle cose. Ma non riesco ad essere "semplicemente me" perchè mi è sempre stato chiesto di più, di essere "la migliore me possibile", e adesso è difficile accettare di poter essere al di sotto di questo standard che mi impongo ormai da sola senza rendermene conto.
Così sono in lotta perenne con questa Yle che sa essere arrogante e aggressiva solo per paura, che diventa invadente e supponente perchè chiede disperatamente attenzione, che mostra sempre il meglio a costo di tutto e che alla fine risulta un po' finta.
E' una lotta tra titani la mia, che troppe volte mi lascia sfinita, e vuota, circondata solo di dubbi, domande e smarrimento. Mi lascia scoperta ed esposta come carne viva, che brucia e che qualsiasi cosa può ferire profondamente, e infettare.
A nulla valgono gli infiniti castelli di pensieri (possiamo anche chiamarle seghe mentali che fa così gggiovane) per uscire da questi loop mentali. E' così e basta. Sono così e non basta.
Dove li vendono i grilli parlanti?!? mi farebbe comodo un cosino saggio pronto a dare sempre il consiglio giusto.
Pronto a bacchettarmi con il suo ombrellino quando parlo troppo, pronto a cazziarmi benevolmente quando alzo la voce o quando uso un tono "sbagliato". E niente, mi sa che c'è da far da soli anche in questo...
Così ho deciso di lasciarlo qui, un piccolo coccio di me, uno di quei pezzetti veri, di quelli che ogni volta raccolgo e rimetto insieme sperando sia la combinazione giusta e poi non lo è mai.
E mi sento meglio, adesso che è tutto nero su bianco, evidente, condiviso, aperto...è come aver aperto la porta di una casa spesso chiusa, dove finalmente per qualche istante è entrata aria nuova e un raggio di sole.

martedì 17 aprile 2012

nessundove, i posti che erano miei



Hai prensente quelle volte che, senza un motivo apparente, devii dai tuoi percorsi abituali (lavoro-casa, casa-piscina, lavoro-supermarket) e ti ritrovi a percorrere strade insolite che ti sembrano come nuove, e invece sono solo rinnovate nella tua memoria?!?
Mi è capitato così ieri sera, di tornare a casa a piedi dalla piscina per un percorso un po' diverso, che non facevo da tempo.
Mentre camminavo lungo il marciapiede lo sguardo vagava intorno alla ricerca di dettagli nuovi e di conosciuti punti di riferimento.
E' così che l'ho visto, un nessundove nuovo che mi ha tramortito come tutti i nessundove (e solo loro) sanno fare. Un cartello enorme di "affittasi" era lì a raccontarmi di un'altro luogo scomparso, di un'altro luogo che ormai esiste solo per me e per quelli gli altri che hanno avuto modo di viverlo e da adesso nessuno più.

Quel negozio accanto al quale mille volte ero passata con il naso incollato alla vetrina immaginando di vederla catapultata con il suo contenuto nella casa che stavo fantasticando per me, adesso è solo un posto abbandonato e pieno di polvere che nulla ricorda dei sogni che gli avevo attaccato addosso come tanti palloncini pronti a volare in alto.

Quanti nessundove lungo i percorsi della mia vita...luoghi trasformati, calpestati da persone che non sanno, che non possono immaginare quello che voglia dire per me.
Al posto di quella panchina carica di parole sussurrate e di promesse infrante adesso ci hanno fatto un parcheggio, al posto di quel prato dove cuori si scaldavano al sole e chitarre suonavano amicizie e grandi progetti adesso c'è un negozio di elettronica.
E quasi mi fa male guardare la gente che ai miei nessundove ci passa accanto, o li attraversa senza sapere nulla, senza cogliervi nulla di quello che sono stati per me e per altri che li hanno vissuti.
Ok, non tutti possono essere piccoli archeologi di storie (anche inventate, chiaro!) come me.
Ma mi piace pensare che ognuno abbia i suoi nessundove da ricordare, da rivendicare e da amare, come un pezzo di vita che non è più ma che continua ad esistere dentro di noi, e solo per noi con la sua accezzione tutta particolare.
Per me ci sono millemila livelli in ogni luogo, mille storie che si intrecciano in una strada, ad una fernata del bus, sopra i gradini di una scuola, e mille altre ce ne saranno anche quando questi luoghi saranno divenuti altro.
Nessundove stratificati di vite, incrostati di significati diversi per ognuno, nessundove pieni di gente e di cose, nessundove di luoghi che non sono più qui e ora, ma rimangono lì, sempre e per sempre, ad allestire la scenografia della nostra storia.

Mi sono fermata ieri, davandi a quel luogo di cose passate, di sogni svaniti e di ricordi di una me che non esiste più...e sono tornata indietro nel tempo con la mente per riviverlo come lo avevo conosciuto.
Perchè la cosa interessante dei miei nessundove è che sono come capsule del tempo, dove basta entrarci per tornare con tutti e 5 i sensi indietro a quando tutto era esattamente così some lo ricordavo, vivo, pulsante e per me.


domenica 15 aprile 2012

la corsa dei miracoli

Poco meno di 4 ore fa tagliavo a braccia alzate il traguardo della Milano City Marathon Relay, dopo aver regalato a tutti i fotografi degli ultimi 2 km le mie migliori linguacce rockettare...maccheccentra XD

8 km in 59' 29'', che vuol dire che ho corso ad una media di 1km in 7' 37'', 8 km orari.
Il keniano vincitore della maratona ha corso i 42,195 km in un 2 ore e 8 minuti.
Questo giusto per darvi un'idea.

Ma adesso ve li racconto io questi 8 km in un'ora, perchè dentro ci sta un sacco di roba.

C'è una sveglia stamattina alle 6 per andare alla partenza a caricare lo spirito e a veder partire la mia prima compagna di corsa, Lucrezia - Superlù che con un grande sorriso ha reso il mio inizio di giornata decisamente più soleggiato (almeno dentro di me).
Ci sono tante ore passate ad aspettare il mio turno per correre, sotto la pioggia, guardando gli atleti passare con lo sguardo alla ricerca del mio compagno Maurizio per il  passaggio del testimone, e la terza Rundagia Simona che mi da il cambio nell'attesa per risparmiarmi qualche minuto di acqua.
Ci sono saltelli e corse sul posto e stretching che il freddo ha congelato e contratto tutti i muscoli del corpo e devo farli scaldare in fretta mentre corro perchè siamo partiti tardi e voglio recuperare un po' di tempo, un po' di postazioni.
C'è un crampo forte, al secondo chilometro, che mi blocca tutto l'addominale destro e che per un secondo mi fa pensare che non ce la posso fare, che devo fermarmi...ma nelle cuffie arriva nitido il Liga (com'è finito nella mia playlist cambiata ieri ancora non lo so, ma adesso ha un senso)

"Con la rabbia ci si nasce
o ci si diventa
tu che sei un esperto non lo sai.
Perché quello che ti spacca
ti fa fuori dentro
forse parte proprio da chi sei.

Metti in circolo il tuo amore
come quando dici "perché no?"
Metti in circolo il tuo amore
come quando ammetti "non lo so"
come quando dici "peché no?"

E mi concentro sulle parole e respiro a fondo e mi dico che no, che non mollo cazzo, perchè è da settembre che mi alleno per questa corsa, che ho sudato faticato e voluto con tutta me stessa.
Il crampo può andare al diavolo, io non mi fermo...e deve avermi sentito perchè dopo 5-10 minuti di sofferenza è sparito.
C'è il momento magico dell'equilibrio, più o meno a metà gara, quando finalmente il respiro acquista il suo ritmo ed entrano in gioco le gambe...e allora gliel'ho detto: "ragazze adesso tocca a voi"...le ho battute forte con i palmi delle mani e gli ho chiesto di fare il loro dovere, di fare quello per cui sono nate: mettere un piede davanti all'altro, senza fermarsi.
E poi ci sono gli ultimi due chilometri...bellissimi, dove la pioggia ha cominciato a battere più forte e ho chiesto ai volontari del punto ristoro che invece dell'acqua mi offrissero un pò di sano tifo da stadio e gli sono corsa sotto al gazebo battendo forte le mani, non si sono fatti pregare e li ho lasciati sorridendo sotto lo scroscio mescolato dei loro applausi e della pioggia che sembrava volermi lavare via la fatica.
Ci sono mille fotografi che hanno scherzato con me con i loro obbiettivi, chiedendo un sorriso, un segno di vittoria, anche loro sotto la pioggia e al freddo da stamani.
Ci sono i vigili che mi guardano un po' preoccupati perchè corro l'ultimo chilometro sorridendo e cantando "run with us, run with us, run with us, you gotta run with us", ma loro che ne sanno di quanta energia c'è dentro a quella canzone ;-)
E infine un traguardo, che mai mi è apparso così bello, con dietro i signori pronti con acqua e frutta che "mangia tusa che te si stà brav" :-)

Oggi tante cose hanno preso un senso nella mia testa...alcune importanti, altre che diementicherò in fretta.

Certo non dimenticherò l'atleta africana che nello spogliatoio, proprio accanto a me, sistemava la sua protesi sotto il ginocchio per la corsa e guardandomi fare stretching con i suoi occhi neri e grandi mi ha sorriso toccandomi il cuore.
Non dimenticherò le parole si Sara, una giovane atleta che ha calmato la mia ansia da prestazione dicendomi "la corsa è bella per questo, ognuno può andare alla sua velocità, sei solo tu a decidere il tuo obiettivo e il tuo limite".
Ho imparato che non esiste disciplina più forte di quella che ti puoi imporre da solo.
Che c'è sempre un passo in più oltre a quello che credevi essere proprio l'ultimo in grado di fare.
Che la corsa in un certo senso è come una metafora della vita: tutti sanno mettere un passo dopo l'altro, ma se vuoi ottenere dei risultati, raggiungere un traguardo, metterti alla prova e soprattutto sentirti davvero soddisfatto di te, ci vuole fatica, costanza, autodisciplina, determinazione e tanta tanta passione.



giovedì 12 aprile 2012

in attesa del Big Bang


Sarà che la primavera comincia a farsi sentire con le giornate più luminose, il sole più caldo e i soffioni e le margheritine sbocciati sui prati...
Sarà che è qualche mese che mi sto arando il terreno dell'anima, dissodandolo e concimandolo bene per accogliere qualsiasi seme decida di mettere radici dentro di me...
Sarà pure che è il naturale ciclo delle cose, che le fasi lunari sono sempre le stesse e regolano la vita di tutti...
Ma io in questi giorni non ci sto più dentro.
Mi sento addosso un pullulare di millemila sensazioni, emozioni, pensieri e desideri che la metà già sarebbe stata troppa.
Mi sento come una pasta a lievitazione naturale, che hai voglia a fermarla, dopo tre secondi è già di nuovo lì che cresce.
E fremo e allo stesso tempo tremo, all'idea del caos primordiale che mi cresce in testa in attesa del Big Bang, che lo so...prima o poi arriverà e a quel punto sarò fritta.

Vorrei arrestare la corsa, vorrei raffreddare tutto, meglio ancora congelarlo, che le esplosioni sono un gran spettacolo ma possono anche essere pericolose. Vorrei chiudermi in un barattolo, chiusura ermetica e via, non ci si pensa più. E invece c'ho un fermento dentro che non mi lascia in pace...
Pettino i pensieri, faccio ordine, divido le cose buone da quelle che non, le cose che si e quelle che no e dopo un'attimo è tutto dinuovo per aria, confuso, mescolato, arruffato.

Voglio stare a letto tutto il giorno, no, voglio andare al parco tutto il giorno, no, voglio mangiare un gelato camminando per strada, no, voglio stare per ore a guardare le nuvole per vedere che forme posso assumere, no, voglio imparare a giocare a sudoku (ma che dico, il sudoku mi fa schifo), no, voglio fare mille coroncine di margherite, no, voglio fare un pic-nic al fiume (quale fiume, boh!), no, voglio parlare per ore dell'etimologia delle parole con un wikizionario umano, no, voglio cantare tutte le canzoni che conosco e anche quelle che non (tanto invento le parole che è un piacere), no, voglio un amico da abbracciare, capelli da intrecciare, parole da sussurrare, no, voglio qualcuno che mi racconti delle storie divertenti, no, voglio stare sdraiata con la testa poggiata sulle ginocchia di qualcuno che mi accarezzi i capelli, no, voglio dipingere seduta a gambe incrociate sul pavimento di casa mia e la testa nel mondo della mia fantasia.

Non so se ho reso l'idea.

Ok, adesso ditemi che è normale...che capita a tutti, che è solo "il cambio di stagione", che "è tutto a posto vedrai che passerà"...

mercoledì 11 aprile 2012

che rumore fa la felicità (cit.)



Oggi camminavo per strada e su un piccolo pezzo di marciapiede riasfaltato da poco sono stata rapita dal rumore (delizioso) delle suole di gomma sulla brecciolina appena posata che scricchiolava con quel rumore tondo e morbido di un biscotto sbriciolato.
Così per sinestesia mi è tornato in mente il profumo del mare e l'immagine di quella spiaggia dove molte volte mi sono fermata la sera ad ascoltare i ciottoli fare lo stesso suono rotolando gli uni sugli altri spinti dalla risacca.
Quanto poco ci soffermiamo sui suoni, soprattutto quelli a noi più familiari...come fossero accessori.
Solamente ora che vivo da sola e gli unici "rumori" della mia casa provengono da me e dai due baffuti, mi accorgo di quanti suoni sono scomparsi dalla mia vita, lasciando un silenzio che grida la loro assenza.
Spesso sono la prima a non ascoltare la voce delle cose intorno a me, preferendogli della musica alta nelle cuffie, ma se ci penso con attenzione ho mille suoni a cui forse per abitudine, non riuscirei a rinunciare.
Il rumore sordo degli autobus che scivolano ad intervalli regolari sull'asfalto liscio della mia via, i passi ciondolanti di Mitzi sul pianerottolo quando rientra dopo la passeggiata serale con la sua padroncina, le fusa diverse dei miei due mici, il ticchettio appena percepibile dell'orologio da muro che diventa insopportabile nelle notti di insonnia.
E poi ci sono i rumori delle persone, quella risata tipica, quel modo particolare di schiarirsi la voce, il rumore di quel passo che è unico e riconoscibile...
Ci sono suoni poliedrici come quello della pioggia, percussionista della natura che cambia di timbro in ogni dove si decida a cadere...la pioggia sulle tegole di un tetto in campagna che risuona come una grancassa o la pioggia sottile che frusta l'erba con quel fruscio che accompagna l'odore di terra bagnata e di nostalgia, o per chi ha mai avuto la fortuna di fermarsi ad ascoltarlo, il suono della la pioggia sulla spiaggia che è un mix incredibile di sabbia che ovatta e di tintinnii acuti di acqua che cade su altra acqua e mi ricorda il suono del triangolo che alle elementari tutti volevamo suonare (che il tamburello suonalo tu che a me non piace).
Ogni cosa ha una sua "voce" con cui ci parla di sé, con la quale si colloca nella nostra memoria e nella nostra storia.
Non è mai la stessa voce per tutti, ma è solo quella che noi siamo predisposti a sentire, quella che sappiamo ascoltare. Come esiste "l'orecchio musicale" esiste anche un orecchio per la vita, ognuno ha la sua sensibilità in questo.
Ci sono situazioni che urlano e oggetti che sussurrano, luoghi che fanno caciara e persone che stanno in silenzio...e il silenzio è il suono più forte che si possa ascoltare.
Per questo solo in pochi lo sanno sostenere e i più si insinuano con parole per occuparne lo spazio, come se il silenzio non ne occupasse in abbondanza. Certi silenzi sono talmente pieni a volte che è difficile contenerli, che dilagano ammutolendo tutti, lasciando le parole smorzarsi in punta di lingua e i pensieri vagare sospesi senza espressione.
Ma il suono che rimane per me sempre il più affascinante è quello del cuore...sentito per la prima volta attraverso un ecografo o tutte le sere poggiando l'orecchio sul petto della persona che ci dorme affianco.
Il nostro non lo sentiamo quasi mai, udirne la voce non è facile come avvertirne il battito.
Io ho il mio piccolo segreto quando voglio sentire il mio motorino nascosto...vado in piscina o meglio ancora al mare e comincio a nuotare per scaldarlo un po'... poi mi fermo, svuoto l'aria dai polmoni e mi lascio scivolare sul fondo, così a poco a poco il fruscio dell'acqua lascia spazio al battito sordo...tum-tum, tum-tum, tum-tum.è tutto lì mi dico, tutte le voci del mondo sono racchiuse in quel suono sommerso nel petto, in quel piccolissimo strumento che ci fa sentire la vita non solo con le orecchie.



giovedì 5 aprile 2012

In & Outside


Io con questa storia dell'appartenenza c'ho sempre avuto dei grossi problemi.
Ero sempre fuori o dentro in opposta tendenza rispetto a tutti gli altri.
Quando in adolescenza tutti volevano essere "in" compagnia io ero quella che si sentiva diversa, che stava "fuori".
Jack frusciante (è uscito dal gruppo) ero io. Sono io.
Sono dentro a tutto e fuori da tutto, vedo gente faccio cose (cit.) e non mi sento mai "con" nessuno, mai "dentro" qualcosa. Mi manca la profondità dell'esperienza, lo spessore del rapporto con le persone.
Probabilmente è la dimensione della vita di oggi, del modo sociale di creare legami instabili e superficiali, dell'esaltazione continua della flessibilità in ogni campo della vita.
Non che non mi piaccia in un certo senso non appartenere a niente e a nessuno, ma qualche volta mi fa sentire senza radici. Perchè appartenere a qualcuno, sentirsi parte di qualcosa o sentirsi propri di un luogo ti da una stabilità che altro non. Ti definisce in una parte di te, della tua storia e del tuo essere senza necessariamente inchiodarti in un punto o vincolarti per sempre.
Adesso mi sento in nessundove e dinessuno, e mi va bene, ma anche no...perchè l'aggettivo possessivo "mio" a me è sempre piaciuto un sacco. Sa di conoscenza e intimità, sa di legame forte e di protezione, di includente per pochi e di escludente per molti altri, il che, rende quei pochi molto speciali gli uni per gli altri.
Vorrei condividere di più, ricevere di più, sentirmi appartenente a qualcuno in un modo tutto mio, vorrei ascoltare storie in cui sentirmi "dentro" e accogliere altri in storie solo mie.
Vorrei avere uno spazio mio negli altri, così come gli altri occupano uno spazio preciso dentro di me.
Mi sento un lottatore di sumo al contrario...vorrei includere nel mio cerchio anzichè escludere.
Ma poi ci sono mille pensieri a ostacolare, mille impegni che "non ho tempo", mille scuse da raccontare per nascondere il timore di un incontro vero e più profondo del "ciao, come stai e il lavoro come va?".
Ho ancora quel vizio di camminare sulle righe a bordo marciapiede, di salire su muretti e rialzi per camminare in bilico sul bordo, come un equilibrista sulla corda...cercando di non cadere.
Solo che ultimamente non mi va più tanto di vivere sempre sul confine delle cose...ultimamente mi andrebbe un pò di lasciarmici cadere dentro, camminarci attraverso.
Vorrei essere dentro a qualcosa che sento mio, vorrei trovare la mia strada, il mio passo, il mio battito e quello di altri per me. Queste si che sono ambizioni <3

martedì 3 aprile 2012

RGB CMYK cartelle pantone e legno rosso del Brasile


[questo post nasce da uno spunto arrivatomi leggendo la mia "maestra di Blog" Lara, thank you my dear!]

Vivo in un mondo a colori, come tutti da un certo punto di vista. Ma i colori del mio mondo li vedo solo io (anche senza l'uso di sostanze allucinogene).
In particolar modo vedo a colori luoghi e persone, come attraverso delle lenti colorate...e non è facile da spiegare.
Mi capita così da sempre, quando vedo una persona o un luogo, di attribuirgli un colore e di spennellarglielo addosso in modo indelebile nella mia mente.
In questi giorni in particolare ho un arlecchino dentro, per tutti i nuovi luoghi, persone e colori che ho aggiunto alla mia libreria campioni (Photoshop addicted).
Con le persone è un processo di colorazione lento, c'è un colore d'impatto che normalmente si stabilizza a mano a mano che le conosco, che riesco a leggergli dentro, mentre con i luoghi è più facile e i toni sono più leggeri, più trasparenti.
Mia madre è blu, da sempre e probabilmente per sempre, quel blu di acqua di mare quando è un po' torbida per via dell'alta marea, un blu pullulante di vita e profondo, mutevole nelle sfumature e sempre uguale nell'intensità.
Mio padre è nero, un nero caldo di cioccolata extrafondente che non mi piace da mangiare ma che ha un profumo buonissimo, un nero solido e forte che non sbiadisce e non muta, che nasconde e protegge.
I miei gatti sono color caffè e cioccolato, di sveglie troppo presto e di dolcezze prima di andare a dormire, di semplice e amata quotidianità.
C'è la mia amica del cuore che è arancio d'ambra e rame come il colore dei suoi occhi e come la capacità tutta sua di farmi aprire e riscaldarmi il cuore, che quando siamo insieme tutto va bene e tutto ha il senso che cerco sempre.
E il mio migliore amico che è giallo brillante, energia e serenità insieme, come il colore del sole, forse perchè ha sempre fatto tanta luce dentro di me, illuminando quei luoghi bui dove ogni tanto mi sono persa.
Ma ci sono un sacco di colori nuovi che mi girano intorno...
Ho un'amica che ha preso il suo colore da poco, ed è rosso sangue, quel rosso denso e scuro, pulsante di vita e di violente passioni, e io la penso così quando mi viene in mente con i suoi riccioli neri e quel vezzo di alzarsi ogni tanto sulle punte dei piedi.
C'è un verde curioso, di ascolto e di scoperta che ancora non ha preso la sua tonalità definitiva, e non ho le percentuali di giallo e blu per riprodurlo dentro di me, è ancora un verde di sottobosco cangiante alla luce che filtra tra i rami, intravisto dentro uno sguardo di sbieco.
C'è un azzurro cielo, aperto e limpido che viene da respirarlo a pieni polmoni e mi fa sentire tranquilla e sorridere e lui neache lo sa, perchè gli viene naturale così di essere azzurro e terso.
C'è un blu elettrico, irrequieto e sfuggente che spesso si tinge di un pò di rosa e diventa viola velluto di abbracci spontanei e allo stesso tempo impacciati, di focaccia condivisa e di sorrisi lunghi e muti.
C'è un rosa confetto, di dolcezza e di fragilità, di piccole attenzioni e di fresco entusiasmo.
C'è un beige di grande potenziale e di calma, il colore della sabbia d'estate, morbida e accogliente, calda e apparentemente umile, che poi pero' te la ritrovi per giorni nelle borse e fra i vestiti.
C'è un viola bello e misterioso, un viola di rosso e azzurro cielo mescolati insieme, di fascino e semplicità dosati con cura, che poi il bello del viola sta proprio in questo equilibrio fra i due colori.
E c'è un bianco incredibile, che non pensavo che nessuno mi sarebbe mai apparso bianco e ivece...alla fine è solo l'insieme di tutti i colori, follemente mescolati e oscillanti nelle diverse frequenze.

Io in questi colori ci sto un bel po'...mi ci rivesto con il pensiero, li riproduco con i miei pennelli e li rivivo per me. Sono le carte di identità delle persone nella mia vita, mi raccontano di loro, li identificano nella mia storia e nel mio "sentire" del mondo.
Io non ho capito ancora che colore sono, non mi è dato vedermi dall'esterno, e quindi mi sento un pò come un caleidoscopio dalle mille possibilità di colori accostati tra loro, un arlecchino casuale e sempre in mutamento, ma forse il bello sta proprio lì quanti colori ci sono TANTISSIMI!!! ;-)







lunedì 2 aprile 2012

la mancanza


Non si può leggere la mancanza: solo avvertirla. (cit.)

La luce sospesa di un'alba che fa fatica a illuminare, che si apre lenta e si fa spazio nella la nebbia che ricopre il mare. Così si muove nel cuore quella sensazione di incompletezza che no, speriamo proprio non diventi insoddisfazione.

E' un puzzle di cui hai perso un pezzo e proprio non ti sai dare per vinto, ogni tanto ti chini e guardi sotto il divano, che non si sa mai. E' il tuo piatto preferito a cui hai dimenticato di mettere il sale e già sai che se lo aggiungi dopo non avrà lo stesso sapore.

Mi sento così quando mi ritrovo a pensare che nella mia vita c'è già tutto ma non è comunque abbastanza.
Perchè sento che manca ancora quel "qualcosa" che non so dire, quel qualcosa che dia il senso e la direzione allo sguardo e ai pensieri.
Perchè ci sono giorni in cui basta la mia canzone sparata a tutto volume nelle cuffie e il mondo torna al suo posto, e ci sono certi giorni che no.
Certi giorni non c'è niente che basta a colmare.
Ogni pensiero si interrompe a metà e rimane sospeso, incompiuto, e apre la porta a mille punti di domanda, che bussano forte alle tempie.

Ricerco intorno a me le risposte "giuste", come si cercano fiori in un prato...un pò vagando, lasciandomi trasportare dai profumi e dai colori, con la consapevolezza che da qualche parte, in qualche luogo, fra le pagine di un libro, negli occhi di un'altro, fra le note di una melodia è racchiuso quello che sento mancare dentro di me.

E la mancanza che avverto è buona e amara, sa di attesa e di trepidazione, di speranza e disillusione.

Cammino sola e guardo intorno il mondo che non mi cerca, che non ha bisogno di me e mi sento una tossica in astinenza perchè io di questo mondo ho sempre sete, ho sempre bisogno di sentirlo attorno e di attraversarlo a grandi passi.

Sento il rimbombo di spazi vuoti da riempire nella mia vita e ci sto dentro come in una stanza, cantandoci i miei desideri, immaginandoli pieni di idee e progetti e persone, e disegno sui muri con la fantasia come con le cere quando ero bambina.

Apro porte di luoghi miei perchè diventino di altri, aspetto...
seduta per terra, gambe incrociate, spalle appoggiate al muro e lo sguardo rivolto all'ingresso che arrivi una nuova emozione a riempire lo spazio.

martedì 27 marzo 2012

mi hai lasciato senza parole (come una primavera)



Questa è una storia d'amore, folle e bellissima come tutte le storie d'amore che si rispettino.
E' la storia d'amore di molti amanti con le stesse passioni.
E' la storia del mio cuore che batte di musica e di voglia di fare (bene) del bene.
La storia di Laerte che non se lo fa ripetere due volte e diventa in 3 secondi uno dei migliori direttori di orchestra mai conosciuti.
La storia di Milena che mi vuole bene e che "la musica è la parte migliore della vita."
La storia di Jerry che spacca rullanti e "facciamo un inedito che spacca" e "paraparaparaparaparaparapà".
E' la storia di Big John che "vedrai che ce la facciamo e sarà una figata" e poi "c'ho già un giro pronto".
La storia di Gigi che sulla fiducia, dopo il lavoro attraversa tutta la città (e oltre) e "cosa devo cantare?!?" (ovviamente in sedicesimi che sennò poi il lavoro è troppo facile)
La storia di Gabri che lucida la batteria ma poi "io faccio il tappeto di tastiera"
La storia di Tore che "bella proprio, Lae prova a fare così..." e adesso ci vuole una cena tutti insieme
La storia di Lily che "giochiamo a nomi, cose, fiori e città!" e poi nei mestieri con la P "va bene lavoratore di pollami?!?" "te la passiamo a 5 per l'originalità"
La storia di Lars che riceve una telefonata all'una di notte da una sala prove e in 2 gg la sala registrazione è nostra per la domenica mattina che la disponibilità è sempre una bella cosa
La storia di Matteo che "facciamo uscire le voci" e noi grati
La storia di cornetti mangiati in sala registrazione domenica mattina e birre in sala prove venerdì sera.
La storia di notti insonni a suonare, progettare...sognare.
E' una storia d'amore fra persone che sono inciampate su una mia idea strampalata, come su una buccia di banana lasciata cadere per caso, e poi sono diventate un'organismo polimorfo e polifonico.
E io mi sono innamorata persa della spontaneità di questa storia, della sua capacità di coinvolgere tante persone in così poco tempo, della possibilità di sentirmi viva e pulsante in mezzo ad altri, altri che mi sembra di conoscere da sempre anche se è solo ieri.
Mi ha colto impreparata, tutta questa follia d'amore; ci sono cascata con tutte le scarpe e ne sono contentissima.
E ora mi sento come quelle volte (storiche) in cui percepisci che stai vivendo una cosa grande, unica e a suo modo irripetibile, che non dimenticherai mai...e la cosa più bella in assoluto è che sai che sarà così anche per tutti quelli sono con te.
Andremo lontano (o anche no), ci dimenticheremo i volti (o anche no), no saremo più gli stessi (o anche si) ma quando ci rincontreremo sarà come deve essere e comincerà con "ti ricordi quando insieme....."
Son soddisfazioni.

sabato 17 marzo 2012

C'era una volta...


C'erano sabati sera che di uscire proprio non se ne parlava, sabati che patatine, plaid, gatti e un film da guardare vicini sul divano, e non mi sentivo vecchia neanche un po'.
C'erano colazioni a letto con le fragole e i mirtilli, e giardinaggio da fare discutendo su travasi da fare o non fare.
C'erano cene con talmente tanti amici che bisognava fare dei turni, questa settimana loro la prossima gli altri.
C'erano mattine infinite di pigiami e sguardi assenti, ognuno assorto nelle sue cose.
C'erano pulizie da fare un po' imbronciati.
C'erano parole che potevano essere pronunciate solo in orizzontale.
C'erano mostre da vedere insieme per non essere mai d'accordo "non so se mi piace o mi fa schifo".
C'erano domeniche all'ikea, che "ma no, non ci sarà nessuno oggi" e poi si era i soliti millemila.
C'erano week end fuori porta, che si tornava carichi di bottiglie di vino e formaggi.
C'erano sere di frutta tagliata a pezzetti in una coppa di vetro, candele accese e un letto che "anche fosse tutto qui sarebbe bellissimo".
C'erano doccie che "ho dimenticato le ciabatte, mi porti l'asciugamano?".
C'erano mondi che si sfioravano senza mai fondersi l'uno nell'altro se non per pochi istanti.
C'erano sorrisi e lacrime, sussurri e grida.
Tutto moltiplicato per due.

mercoledì 14 marzo 2012

la maledizione del kiwi

[Prologo] L'Italia è la seconda produttrice al mondo di kiwi, dopo la Cina, con 430.000 tonnellate annue. Il 95% della nostra produzione è destinata all'esportazione e nei nostri supermercati/mercati/ortofrutta si vendono solo kiwi neozelandesi.[Fine prologo]




Avete mai notato che i kiwi saltano dalla fase "kiwi di marmo" alla fase "kiwi in putrefazione" senza mai passare per la fase "kiwi maturo buono da mangiare"?!?
Sarà per via dei millemila km che si devono fare per arrivare qui da noi partendo dal paese degli All Blacks o per il fatto che vengono raccolti dalla pianta poco più che "neonati", ma i kiwi non raggioungono mai la maturazione.
Io la chiamo "la maledizione del kiwi". Poverino...gira mezzo mondo per essere mangiato e apprezzato da noi e una volta arrivato fallisce il colpo. E' un po' come un appuntamento galante senza bacio della buona notte. Come tre ore di proiezione con la corrente che salta sulla scena finale del film.
Ecco, io in questo momento della mia vita sono in piena "maledizione del kiwi".
Sono incastrata tra la fase della vita "da pischella" e la fase "da povera zitella" con l'incapacità di entrare nella fase che mi sarebbe più consona "da donna adulta".
Non che sia questa una sensazione nuova per me, ho già avuto svariate "maledizioni del kiwi" nella mia vita e a quanto pare ne sono uscita viva. Il fatto è che adesso proprio non mi va.
Il fatto è che adesso questa fase di mezzo non me la voglio perdere, ci voglio stare dentro, sguazzarci un po' cercando il mio modo di essere kiwi-buono-da-mangiare.
E' che non è facile infilarsi nel posto giusto al momento giusto...arrivare agli appuntamenti della vita sempre pettinati, truccati e con il vestito ben stirato. Io di solito arranco, cercando quanto meno di riuscire a prendere il treno in corsa, affannata e scarmigliata. Ovviamente così facendo capita spesso che il treno mi passi davanti lasciandomi a terra.

Mi hanno detto però, che se metti una mela accanto alla frutta acerba, questa la aiuta a maturare.
Stai a vedere che per spezzare la maledizione del kiwi basta avere accanto una mela...son scoperte.

giovedì 8 marzo 2012

Ylenia, autoritratto, inchiostro su carta (digitale), marzo2012

Questa sono io. Non pensare di sapere cose che non ti ho detto. Non giudicarmi pensando di azzeccare.
Sono quella che troppo spesso non si accorge di ferire con le parole.
Sono quella che di parole ne usa sempre troppe, e spesso sbagliate.
Sono quella che fa troppe domande, perchè vuole sapere tutto, sempre di tutti.
Sono quella che si dà sempre a cuore aperto, spendendo un sacco di energie.
Sono quella che non sa da dove vengano tutte le energie e tutto l'entusiasmo che si sente dentro.
Sono quella che deve dire sempre la sua, purtroppo.

Sono quella che guardi e hai capito tutto, che è tutto lì, scritto sulla mia faccia e nei miei gesti.
Sono quella che non c'è proprio niente da interpretare, dico quello che penso e non intendo altro.
Sono quella che le cose scontate proprio non le sopporto...il luogo comune mi fa venire l'orticaria.
Sono quella che è troppo bello abbracciarsi, dimostrarsi l'affetto con i gesti più che a parole.
Sono quella che si vede invecchiata, in quelle rughe che cominciano a spuntare, nei capelli bianchi da tingere.
Sono quella che la dieta mi fa tristezza, troppa, e quindi non la faccio mai.
Sono quella che tutte le sere cenerebbe in compagnia.
Sono quella che non sa stare seduta composta, che mi siederei ovunque piuttosto che su una sedia.
Sono quella che non sa stare ferma e/o zitta se c'è della musica nell'aria.
Sono quella che ci deve sempre essere musica nell'aria.
Sono quella che inventa una nuova parola al giorno, il neologismo è la mia missione.
Sono quella che sbaglia, spesso, e che fa una fatica boia ad ammetterlo, ma che sa chhiedere scusa e che prova ad imparare dagli errori.
Sono quella che và come un treno in ogni cosa, e poi inevitabilmente si schianta.
Sono quella che dopo lo schianto riparte come un treno, che "il senno di poi" è una religione (si ricade sempre nel peccato).
Sono quella che vuole tutto e non vuole niente.
Sono la contraddizione fatta persona, la montagna russa vivente del pensiero.
Sono quella che le cose sono bianche o nere o di colori accesi, le tinte pastello e melange sono degli errori o degli orrori.
Sono appassionata e passionale, sono un fuoco che brucia.
Sono quella che le cose si vivono fino in fondo...che il fuoco lo conosci solo se lo tocchi e ti bruci, poi con calma ti lecchi le ferite.
Sono quella che non ha paura mai di essere quella che è davanti al mondo.
Sono quella che ha paura che gli altri non siano quello che sembrano.
Sono così come mi vedi, non darmi dei nomi, non attaccarmi etichette, non cercare di rendermi diversa.
Lasciati attraversare, lasciati toccare e spettinare, vacilla sulle tue sicurezze, mescolati con me e poi lasciami essere quella che voglio essere.

mercoledì 7 marzo 2012

se vuoi ti faccio un disegnino...

Le donne (io in prima fila, mano alzata) desiderano cose che l'uomo "non ce la può proprio fare", neanche a pensare. Allora spieghiamoglielo a questi maschi, diamogli due dritte per farci contente con poco!
Primo, fra tutti gli elementi vincenti della seduzione, è il fattore sorpresa - fondamentale - che tramuta la cosa più stupida in un'apparizione della Madonna di Fatima.
Io dico, non ci vuole molto, a pensare che un gesto carino e inaspettato può svoltarti la giornata...chessò, un bigliettino nascosto nell'agenda o nel portafogli, un messaggio divertente, un fiore raccolto al parco andando all'incontro.
Per chi ha velleità artistiche un disegno con i suoi colori, un giro di accordi che suona proprio come lei.
Farsi trovare sotto casa o all'uscita dalla palestra, con un bel sorriso stampato in faccia e un cesto di fragole per cena.
Improvvisare un picnic al parco, con copertina e cuscino, per rimanere naso all'insù, a guardare le stelle.
Non servono grandi cose per far sentire una persona speciale, eppure tutte le migliori sceneggiature d'amore sembrano prerogativa del sesso femminile, come peraltro l'intraprendenza (con stile) e l'ironia.
Mi domando cosa si debba fare per convincere questi uomini che la prima mossa dovrebbe essere la loro, e che possono anche correre il rischio di un 2 di picche, che, proveniente da una donna sarà sempre sufficientemente edulcorato. Una mia saggia amica sui 50 anni lo dice sempre, i maschi di una volta erano diversi...ormai sono rimasti pochi esemplari fabbricati con lo stesso stampo.
Poi vedi ragazze strapparsi i capelli per accaparrarsi un modello d'uomo "old style"... invece di stupirti comincia a picchiare anche tu, si sa mai che ti riesca di spuntarla sulle altre.
Ma non lo fanno un manuale di regole della seduzione ad uso e consumo maschile? no, perchè c'avrei giusto giusto quei 10-20 regali da fare...

martedì 6 marzo 2012

stai tranquilla non è niente, è solo vita che entra dentro...(cit.)

Guardo quella donna nello specchio, che dovrei essere io, e spesso stento a riconoscermi.
La fisso a lungo, cercando nelle pieghe della pelle, nel brillio dello sguardo, nelle espressioni del viso quella me che sento respirare lenta.
Mi domando quanto di me passa attraverso questo corpo che mi porto in giro e che spesso non governo come vorrei.
Mi chiedo se la forma delle labbra dica già di per se che sono una persona che ama parlare e baciare, e se i miei occhi con le ciglia tanto curve e tanto lunghe siano stati pensati da madre natura per accompagnare e nascondere meglio le mille lacrime che spesso lascio scorrere di gioia o di dolore.
E se le mie mani fossero così piccole e tozze per parlare della mia voglia di creare e di fare?!? se fossero carte di identità pronta a parlare per me?!?
Io scelgo i libri dalla copertina, o dal titolo. Dovessi applicare questo criterio alle persone mi domando se mai potrei scegliermi. Quanto la mia "copertina" parla del mio contenuto?
Uso questo mio corpo spesso solo come un mezzo per sentire, e poco per raccontare. Uso le mani come strumenti per creare, come piume per accarezzare, e poco mi curo di quello che dicono agli altri di me.
Uso la pelle come fosse uno scanner, memorizzo tocchi, superfici e percorsi.
Respiro la vita e immagazzino profumi, sapori e umori, come una spugna. Mi lascio attraversare da tutto e filtro ogni cosa, trattenendo tutto quello che mi interessa, lasciando passare quello che non serve.
E la sera quando mi guardo nello specchio non sono più quella che ho visto al mattino.
Trovo pensieri nuovi impigliati fra i capelli, scorgo colori di occhi diversi riflessi nei miei, parole prese in prestito fra le labbra.
Sono un libro con la copertina cangiante e con pagine scritte a matita, pronte per essere cancellate e riscritte millemila volte.
E ogni volta che mi apro per accogliere una nuova storia mi prende quella paura mista a eccitazione tipica di tutti gli inizi, del primo passo di un viaggio, del primo segno su un foglio bianco.
Poi la vita entra e mi travolge, e scrive e disegna dentro e su di me, lascia colori e segni nuovi, e mescola sapori conosciuti con nuovi profumi spostandomi un po' i capelli, accarezzandomi la curva della nuca, lasciandomi in fondo essere sempre quella che voglio.

venerdì 24 febbraio 2012

qualcosa in più

Vorrei avere qualche ora in più per ogni giornata.
Vorrei poter vedere sempre quella faccia delle cose che resta spesso nascosta.
Vorrei poter godere di più giorni di sole, anche durante l'inverno.
Vorrei travestirmi tutti i giorni, senza dover aspettare carnevale.
Vorrei essere sempre me stessa senza stancarmi mai del giudizio altrui.
Vorrei una casa mia, colorata come me, aperta e originale come me.
Vorrei imparare ogni giorno una cosa nuova, (quella di oggi è la parola "eugenetica")
Vorrei saper godere del silenzio.
Vorrei poter camminare senza guardare per terra.
Vorrei saper respirare sott'acqua, secondo me in un'altra vita sono stata Ponyo
Vorrei sempre qualche cosa in più...

Anche quando si rischia di far tracimare il vaso, già bello colmo d'acqua, io una goccia in più ce la metterei sempre.

Il troppo stroppia, ma a me piace.

giovedì 23 febbraio 2012

verdearancio

Capita che ci siano sere come questa...verdearancio che stride, di colori che friggono, di pensieri che rimangono sospesi in un moto perpetuo di contraddizione, sere che l'amore fa male anche se è una stupida scena in TV.
Ci sono queste sere che sanno di ricordi lontani e più felici, che sanno di ultimi giorni d'estate, quando le giornate si accorciano e portano sempre quella malinconia del tramonto.
Dentro queste sere mi muovo come fossi altra da me, fluttuante e senza meta, rapita solo dai ricordi di sensazioni ormai passate, che non saprei più rivivere nello stesso modo.
Rimango gongolante nella percezione densa della solitudine, sperando in una variazione del tempo, in uno stimolo esterno capace di spezzare la frequenza oscillante di questo respiro.
Ci sono queste sere verdearancio che sembrano infinite ma sono solo delle pause immerse in tutti gli altri colori della mia vita arlecchino.


martedì 21 febbraio 2012

sindrome da foglio bianco...io sto un passo indietro

Sapevo che sarebbe successo.

Mi capita spesso, soprattutto quando ho in mente le cose più belle.
Sono lì ingarbugliate, tutte le mie millemila idee, che sgomitano nella testa per uscirne nella loro forma migliore.
Così nel caos più totale condividono la sorte delle formiche nel formicaio allagato dalla pioggia: correndo all'impazzata si ostacolano l'un l'altra rimanendo intrappolate.

E' così che un luogo tanto pensato e desiderato come questo blog rimane senza post per dei giorni dopo l'apertura.
Proprio perchè l'ho tanto sognato adesso mi pare che nessuno dei miei pensieri sia abbastanza importante, profondo o rilevante per occupare un posto qui.

Che a pensarci bene mi rendo conto di quanto questo atteggiamento sia manifestazione dell'insicurezza che mi caratterizza, dell'incapacità di legittimare da sola i miei pensieri.

Allora faccio così, me ne sto un passo indietro.
Perchè lanciarsi in prima fila è troppo rischioso se come me temi il fallimento come il vampiro teme la luce del sole, se come me sei talmente impregnata del giudizio altrui che non sai più distinguere il tuo pensiero da tutti gli altri che ti riecheggiano dentro.

Ecco perchè ho smesso di fare nuoto in modo agonistico, non avrei mai retto l'ansia da prestazione.
Io non ho la stoffa dell'atleta che spinge sempre oltre il suo limite per vedere fin dove può arrivare, ne quella dell'artista che lancia i suoi colori sulla tela ricercando unicamente il suo personale compiacimento.

Io sto un passo indietro. Io gioco sicuro. Io scommetto solo se so che posso vincere, meglio ancora se sono SICURA di vincere.

Così finisco per tarpare le ali ad ogni sogno che mi fiorisce nel cuore. Perchè i sogni richiedono coraggio e un pizzico di rischio, sempre, e i rischi mi impietriscono.

I sogni che faccio, la loro meraviglia e la loro bellezza sono il foglio bianco che mi impietrisce.
Allora faccio così, me ne sto un passo indietro.





mercoledì 15 febbraio 2012

Questo è solo un assaggio, un prequel, un'introduzione, un crogiuolo di pensieri e di parole, di idee e di sentimenti, è l'aperitivo...la cena arriverà presto.